Illustrazione raffigurante una una mano sorridente con una gamba e una protesi in movimento.

il nostro manifesto

Siamo una realtà

La sigla indica la comunità di persone (e il relativo movimento di orgoglio e rivendicazione di diritti umani) che si identificano come lesbiche, gay, bisessuali*, trans* e non-binarie, queer*, questioning, intersex, nello spettro aromantico e asessuale, poly* e non monogame, kinky* – e in generale, che si riconoscono al di fuori delle forme normate e socialmente privilegiate delle identità sessuali tradizionali. 

Siamo una comunità che combatte per il riconoscimento e l’affermazione libera e senza compromessi delle diverse identità sessuali. L’identità sessuale è, infatti, un fenomeno complesso che è possibile vivere, incarnare ed esprimere in modi eterogenei, ed è composto da diverse caratteristiche, come sesso assegnato alla nascita e assetto bio-fisiologico, identità di genere ed espressione di genere, orientamento d’attrazione e relazionale.

Ovvero, che crede e lotta per l’equità tra persone, indipendentemente da sesso assegnato alla nascita, identità di genere, orientamento d’attrazione o altre caratteristiche sessuali e identitarie. Con i nostri corpi e le nostre identità sfidiamo costantemente la norma, che ci vuole limitare in categorizzazioni e binari prefissati. 


Consapevoli che tutte le persone sono interconnesse e divengono in modi eterogenei, ci impegniamo a esplorare le potenzialità trasformative e propulsive del vivere insieme attraverso un’ottica di critica e superamento dei dualismi (uomo/donna; natura/cultura; ricco/povero; sano/malato etc.).

Ovvero che, per riconoscere e contrastare le oppressioni sistemiche, non si limita a un’unica linea di resistenza, ma agisce tenendo conto di molteplicità e coesistenza delle diverse caratteristiche identitarie e sociali che impattano il vissuto delle persone.

 

Crediamo, infatti, che ogni soggettività sia unica e complessa, e debba essere considerata, rispettata e valorizzata nelle sue diversità.


In tal senso, riteniamo imprescindibile impegnarci a considerare il contesto in cui siamo in un’ottica più trasversale, imparando a decentrare le nostre azioni e riflessioni per ascoltare le esigenze dei contesti provinciali, ancora oggi sistematicamente marginalizzati e svalutati.

Perché crediamo nell’importanza di unire le forze per imparare a stare insieme con rispetto. Riconosciamo la condizione di interdipendenza che, in quanto persone, ci lega tutte, e ci impegniamo a prendercene cura, costruendo legami sociali che non riproducano le dinamiche di violenza e gerarchizzazione della nostra società che, ad oggi, continuano a opprimerci e limitarci.

Perché crediamo che uno Stato sia laico quando è davvero casa di tutte le persone, e cioè, quando riconosce, rispetta e valorizza tutte le espressioni autonome, ragionevoli e motivate del corpo sociale.

 

Nell’ottica di un pieno riconoscimento del diritto di autodeterminazione dell’individuo, consideriamo fondamentale la necessità di applicazione del principio di laicità dello Stato nel rispetto di qualsivoglia confessione religiosa o affermazione di ateismo, agnosticismo e/o razionalismo.

Riteniamo imprescindibile l’autonomia concreta dell’autorità civile da quella religiosa. Tale autonomia deve essere salvaguardata per proteggere le esigenze di identità, famiglie e contesti che risentono ancora di una forte influenza religiosa e ideologica (come succede, per esempio, in ambito di matrimonio egualitario e adozioni, interruzione volontaria di gravidanza e regolazione del fine vita).


Reclamiamo, come altri Pride italiani, l’urgenza e la necessità di una città, una regione, una nazione e una società laiche e libere, rispettose di ogni identità esistente.

Perché combattiamo il fascismo e ogni totalitarismo, in quanto realizzazioni politiche e sociali del patriarcato, del classismo, della discriminazione, della prevaricazione e della violenza. Tali ideologie sono, infatti, volte a reprimere l’espressione libera e individuale delle persone in un meccanismo feroce e senza scrupoli, imponendo uniformità e standardizzazione dogmatica del pensiero e dell’azione.

Perché ci opponiamo a ogni forma di nazionalismo, antimeridionalismo o discriminazione basata sul luogo di provenienza o sulla nazionalità – reali o presupposti – delle persone.

 

Ci schieriamo a favore dell’implementazione dei servizi di accoglienza, soccorso, inserimento e integrazione di tutte le persone – comprese quelle portatrici di esigenze particolari – che nel nostro Paese e nella nostra città cercano rifugio, per raggiungere il riconoscimento di ogni individuo e della sua dignità.

Ovvero, crediamo che ogni persona debba avere il diritto di autodeterminarsi, e che ogni corpo sia valido e meriti rispetto, tutela e rappresentazione.


In questo senso, ci adoperiamo attivamente per far sì che vengano riconosciuti e tutelati i diritti di tutti i corpi, e in particolare, dei corpi incessantemente discriminati da un sistema abilista (che discrimina le persone con disabilità), razzista, ageista (che discrimina le persone in base alla loro età), grassofobico e terrorista sui corpi, transfobico, invalidante per l’esistenza di tutte le persone intersex, intransigente nel riconoscere e promuovere la dignità e validità del sex work e della tecnologia riproduttiva.

Perché, consapevoli che le nostre azioni hanno un impatto sugli altri e sul pianeta, ci impegniamo a trovare vie alternative al consumismo sfrenato sulla base di un sentimento antispecista e di cura per tutte le persone e per tutti i contesti ambientali

 

Garantire un futuro sicuro – a noi e alle generazioni che seguiranno – significa unire le nostre lotte e fare pressione sociale affinché i Governi riconoscano il danno ambientale, ammettendo l’esistenza ormai concreta del riscaldamento globale, e vi pongano rimedio, dando valorizzazione alla comunità scientifica e imponendo la transizione ecologica in tutti gli ambiti della società.


Significa, inoltre, che ogni persona, nel proprio quotidiano, ha la responsabilità di adottare soluzioni che consentano di avere un minore impatto ambientale – ad esempio, informandosi sulle conseguenze delle proprie abitudini e sulle alternative più sostenibili – per dimostrare di poter prendere parte al cambiamento.

Siamo una realtà

La sigla indica la comunità di persone (e il relativo movimento di orgoglio e rivendicazione di diritti umani) che si identificano come lesbiche, gay, bisessuali*, trans* e non-binarie, queer*, questioning, intersex, nello spettro aromantico e asessuale, poly* e non monogame, kinky* – e in generale, che si riconoscono al di fuori delle forme normate e socialmente privilegiate delle identità sessuali tradizionali. 

Siamo una comunità che combatte per il riconoscimento e l’affermazione libera e senza compromessi delle diverse identità sessuali. L’identità sessuale è, infatti, un fenomeno complesso che è possibile vivere, incarnare ed esprimere in modi eterogenei, ed è composto da diverse caratteristiche, come sesso assegnato alla nascita e assetto bio-fisiologico, identità di genere ed espressione di genere, orientamento d’attrazione e relazionale.

Ovvero, che crede e lotta per l’equità tra persone, indipendentemente da sesso assegnato alla nascita, identità di genere, orientamento d’attrazione o altre caratteristiche sessuali e identitarie. Con i nostri corpi e le nostre identità sfidiamo costantemente la norma, che ci vuole limitare in categorizzazioni e binari prefissati. 


Consapevoli che tutte le persone sono interconnesse e divengono in modi eterogenei, ci impegniamo a esplorare le potenzialità trasformative e propulsive del vivere insieme attraverso un’ottica di critica e superamento dei dualismi (uomo/donna; natura/cultura; ricco/povero; sano/malato etc.).

Ovvero che, per riconoscere e contrastare le oppressioni sistemiche, non si limita a un’unica linea di resistenza, ma agisce tenendo conto di molteplicità e coesistenza delle diverse caratteristiche identitarie e sociali che impattano il vissuto delle persone.

 

Crediamo, infatti, che ogni soggettività sia unica e complessa, e debba essere considerata, rispettata e valorizzata nelle sue diversità.


In tal senso, riteniamo imprescindibile impegnarci a considerare il contesto in cui siamo in un’ottica più trasversale, imparando a decentrare le nostre azioni e riflessioni per ascoltare le esigenze dei contesti provinciali, ancora oggi sistematicamente marginalizzati e svalutati.

Perché crediamo nell’importanza di unire le forze per imparare a stare insieme con rispetto. Riconosciamo la condizione di interdipendenza che, in quanto persone, ci lega tutte, e ci impegniamo a prendercene cura, costruendo legami sociali che non riproducano le dinamiche di violenza e gerarchizzazione della nostra società che, ad oggi, continuano a opprimerci e limitarci.

Perché crediamo che uno Stato sia laico quando è davvero casa di tutte le persone, e cioè, quando riconosce, rispetta e valorizza tutte le espressioni autonome, ragionevoli e motivate del corpo sociale.

 

Nell’ottica di un pieno riconoscimento del diritto di autodeterminazione dell’individuo, consideriamo fondamentale la necessità di applicazione del principio di laicità dello Stato nel rispetto di qualsivoglia confessione religiosa o affermazione di ateismo, agnosticismo e/o razionalismo.

Riteniamo imprescindibile l’autonomia concreta dell’autorità civile da quella religiosa. Tale autonomia deve essere salvaguardata per proteggere le esigenze di identità, famiglie e contesti che risentono ancora di una forte influenza religiosa e ideologica (come succede, per esempio, in ambito di matrimonio egualitario e adozioni, interruzione volontaria di gravidanza e regolazione del fine vita).


Reclamiamo, come altri Pride italiani, l’urgenza e la necessità di una città, una regione, una nazione e una società laiche e libere, rispettose di ogni identità esistente.

Perché combattiamo il fascismo e ogni totalitarismo, in quanto realizzazioni politiche e sociali del patriarcato, del classismo, della discriminazione, della prevaricazione e della violenza. Tali ideologie sono, infatti, volte a reprimere l’espressione libera e individuale delle persone in un meccanismo feroce e senza scrupoli, imponendo uniformità e standardizzazione dogmatica del pensiero e dell’azione.

Perché ci opponiamo a ogni forma di nazionalismo, antimeridionalismo o discriminazione basata sul luogo di provenienza o sulla nazionalità – reali o presupposti – delle persone.

 

Ci schieriamo a favore dell’implementazione dei servizi di accoglienza, soccorso, inserimento e integrazione di tutte le persone – comprese quelle portatrici di esigenze particolari – che nel nostro Paese e nella nostra città cercano rifugio, per raggiungere il riconoscimento di ogni individuo e della sua dignità.

Ovvero, crediamo che ogni persona debba avere il diritto di autodeterminarsi, e che ogni corpo sia valido e meriti rispetto, tutela e rappresentazione.


In questo senso, ci adoperiamo attivamente per far sì che vengano riconosciuti e tutelati i diritti di tutti i corpi, e in particolare, dei corpi incessantemente discriminati da un sistema abilista (che discrimina le persone con disabilità), razzista, ageista (che discrimina le persone in base alla loro età), grassofobico e terrorista sui corpi, transfobico, invalidante per l’esistenza di tutte le persone intersex, intransigente nel riconoscere e promuovere la dignità e validità del sex work e della tecnologia riproduttiva.

Perché, consapevoli che le nostre azioni hanno un impatto sugli altri e sul pianeta, ci impegniamo a trovare vie alternative al consumismo sfrenato sulla base di un sentimento antispecista e di cura per tutte le persone e per tutti i contesti ambientali

 

Garantire un futuro sicuro – a noi e alle generazioni che seguiranno – significa unire le nostre lotte e fare pressione sociale affinché i Governi riconoscano il danno ambientale, ammettendo l’esistenza ormai concreta del riscaldamento globale, e vi pongano rimedio, dando valorizzazione alla comunità scientifica e imponendo la transizione ecologica in tutti gli ambiti della società.


Significa, inoltre, che ogni persona, nel proprio quotidiano, ha la responsabilità di adottare soluzioni che consentano di avere un minore impatto ambientale – ad esempio, informandosi sulle conseguenze delle proprie abitudini e sulle alternative più sostenibili – per dimostrare di poter prendere parte al cambiamento.

CHIEDIAMO

RICONOSCIMENTO E TUTELA LEGALE

Chiediamo il riconoscimento e la tutela legale di ogni persona, indipendentemente da sesso assegnato alla nascita, identità di genere, orientamento d’attrazione o altre caratteristiche sessuali, e che non venga più richiesta l’assegnazione, o lo svelamento delle sopracitate caratteristiche, quando non strettamente necessario.

Riconoscendo l’esistenza di corpi e identità non ascrivibili alle concezioni sociali e contemporanee di maschile e femminile, esigiamo che queste realtà vengano rispettate socialmente, legalmente e politicamente senza che l’autodeterminazione personale sia vincolata dall’approvazione esterna.

Chiediamo che vengano riconosciuti i concetti di identità di genere e di sesso assegnato alla nascita, oltre al binarismo, in ottemperanza con le più recenti definizioni condivise in ambito accademico, psicologico e sociologico. 

Esigiamo che le persone transgender, non-binarie, queer e intersex – e i relativi diritti di autodeterminazione – vengano riconosciute e tutelate dal Comune Di Brescia e dalle istituzioni nazionali, e che vi sia adeguata sensibilizzazione e aggiornamento in ogni ambiente istituzionale e cittadino.

La carriera alias è un profilo burocratico riservato alle persone transgender, che si alterna temporaneamente a quello ufficiale in attesa di una transizione definitiva. Tale pratica sostituisce in maniera non ufficiale il nome e il genere anagrafico della persona all’interno del proprio Comune.

Abbiamo stilato un documento di linee guida, che per chiunque ne voglia beneficiare sarà presto scaricabile dal nostro sito, per avviare il tesseramento tramite carriera alias all’interno del nostro comitato, e sollecitiamo il Governo italiano, i singoli Comuni e le associazioni ad adottare nazionalmente il sistema delle carriere alias. Ciò consentirebbe alle persone di essere riconosciute con i propri nome e pronomi corretti, e non più attraverso quelli assegnati all’anagrafe. Nonostante l’alias non abbia valore legale, può essere usato come garante per sostituire i dati visualizzati nelle pratiche amministrative e validare ulteriormente l’autodeterminazione delle persone, facilitando il loro inserimento in contesti scolastici, lavorativi e/o pubblici.

È imprescindibile che vengano riconosciuti tutti gli orientamenti di attrazione e relazionali (non solo monogami e monopartneriali) tra persone consapevoli che possano legalmente esercitare il consenso (il quale, ricordiamo, deve essere libero da manipolazioni, pressioni o abusi di potere, revocabile, specifico e informato). È, inoltre, indispensabile che vengano rispettati e tutelati equamente i conseguenti legami relazionali e nuclei familiari, senza indurre alla vergogna le persone per il proprio comportamento sessuale e le relative pratiche consensuali (ad esempio, attraverso il kinkshaming).

Ci sentiamo persone avvilite e apertamente private dei nostri diritti comunitari, per quanto riguarda il vuoto normativo che comporta la mancata registrazione di entrambe le figure genitoriali all’interno degli atti di nascita della nostra prole. Per questo, in sintonia con quanto affermato dal Parlamento europeo, condanniamo fermamente la decisione dello scorso marzo dell’attuale Governo Meloni di impedire tale registrazione a Milano e in tutti i Comuni italiani. Stando all’emendamento approvato dall’Eurocamera, che invita il nostro Governo a revocare immediatamente tale decisione, si tratta, infatti, di una violazione diretta dei diritti dei minori, elencati nella Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza del 1989.

È necessaria, oggi più che mai, una legge che tuteli le coppie omogenitoriali e le rispettive famiglie, perché nessuna persona venga privata di validità giuridica. Ribadiamo, inoltre, la necessità di riformare la Legge n.184/83 in materia di adozioni, estendendo alle coppie non eterosessuali e alle persone singole la possibilità di candidarsi come famiglie adottive.

Chiediamo, inoltre, l’introduzione di una legge che garantisca il matrimonio egualitario – ovvero, che estenda il diritto al matrimonio civile anche alle coppie in una relazione non eterosessuale, come accade già in quasi tutti i Paesi dell’Europa occidentale – e che i matrimoni delle persone della comunità contratti all’estero siano trascritti nei registri dei matrimoni comunali.

Esigiamo che vi sia rispetto, riconoscimento e rappresentazione di tutti i corpi nei programmi educativi e nei servizi pubblici, con attenzione particolare al coinvolgimento, all’accessibilità e alla dignità delle persone dai corpi razzializzati, non conformi e con disabilità. 

Chiediamo che vengano legalizzate e tutelate le figure di assistenza all’emotività, all’affettività e alla sessualità per persone con disabilità (OEAS).

Per quanto riguarda le persone razzializzate, esortiamo il nostro Governo alla creazione di un vero sistema di accoglienza e integrazione, istituendo nuovi corridoi umanitari e sistemi normativi che favoriscano la libertà di movimento delle persone e riducano al minimo i rischi per le loro vite, indipendentemente dal luogo di provenienza e dai motivi che le hanno spinte a partire. È, inoltre, assolutamente imprescindibile che la solidarietà non venga criminalizzata, e che le realtà che operano lungo le rotte migratorie vengano supportate e validate nel loro fondamentale lavoro. 

Attendiamo che vengano siglati accordi che permettano alle persone di viaggiare in sicurezza, e rifiutiamo l’esternalizzazione delle frontiere, che finanzia Paesi in cui non sono rispettati i diritti umani delle persone e, in particolare, delle persone LGBTQIAPK+, discriminate, oppresse, recluse, vittime di pene e violenze disumane (come la pena di morte).

Per quanto riguarda la nostra città e la nostra provincia, chiediamo l’implementazione di strutture riservate all’accoglienza di persone richiedenti asilo e rifugiate appartenenti alla comunità LGBTQIAPK+, nonché una formazione obbligatoria per le persone che lavorano all’interno del sistema di accoglienza (CAS e SAI) e per coloro che, in commissione, hanno il compito di vagliare e approvare le richieste di asilo.

Riteniamo, inoltre, necessario che venga adottato anche a livello nazionale uno standard comune nell’applicazione della legge sulle persone della comunità richiedenti asilo, o Sistema Comune di Protezione Europeo, attraverso la promozione e il coordinamento della condivisione di buone prassi per l’esame delle richieste e per l’erogazione dei servizi di accoglienza.

prevenzione e sicurezza

Esigiamo un profondo impegno per il miglioramento del lavoro collettivo e istituzionale di contrasto alla violenza di genere – patriarcale, razzista, abilista, ageista, classista e omolesbobitransafobica+ – affinché non sia più normalizzata e sistemica. 

Ci riferiamo, per esempio, all’introduzione di un’educazione alle differenze, al rispetto e alla prevenzione della violenza. Tale formazione dovrebbe essere garantita dallo Stato italiano negli istituti scolastici di ogni ordine e grado, sia con apposite ore di educazione socio-emotiva, sessuale e digitale, sia con trasversalità in ogni materia. 

Allo stesso modo, questa esigenza riguarda anche il sostentamento dei consultori – che dovrebbero tutelare la giustizia riproduttiva e la consapevolezza sessuale – e dei centri antiviolenza, che accolgono e supportano le persone nella fuoriuscita dalla violenza di matrice fobica, nonché di tutte quelle iniziative, professioni e realtà che sensibilizzano sul contrasto alle disequità e alle violenze.

Ossia, letteralmente la “paura”, spesso nutrita dall’ignoranza e irrazionale, nei confronti di chi è in generale queer, intesa concretamente come avversione, rifiuto o disprezzo nei confronti delle persone della comunità LGBTQIAPK+ proprio in quanto soggettività percepite come diverse e indefinibili

Il risultato di questo sentimento mette in pericolo la nostra vita: rendersene finalmente conto e contrastarlo è, quindi, di estrema urgenza. 

Secondo una recente relazione della Ong Ilga Europe per la Commissione Affari sociali del Parlamento europeo, sostenuta anche dalla sezione europea dell’International Lesbian, Gay, Bisexual, Trans and Intersex Association, il 2022 è stato l’anno in cui si sono verificati più episodi di violenza nei confronti della comunità LGBTQIAPK+ dell’ultimo decennio.

Stando a Ilga Europe, l’incitamento all’odio verso la nostra comunità ha conseguenze brutali, promuovendo una violenza «sempre più pianificata e mortale»: nell’ultimo anno, si sono infatti moltiplicati gli attacchi terroristici all’interno dei nostri luoghi di ritrovo, ed è aumentato il fenomeno di disumanizzazione delle persone trans* e non-binarie, allontanate dai posti di lavoro, raccontate dai media senza la loro voce, stigmatizzate nell’esplorazione della propria identità di genere (depatologizzata ormai dalle più importanti istituzioni mediche e scientifiche internazionali).

In Italia, le dichiarazioni di figure politiche come Giorgia Meloni, Federico Mollicone, Ignazio La Russa, Lucio Malan ed Eugenia Roccella contribuiscono attivamente a creare un clima ostile, danneggiando la vita delle persone e favorendo ciò che il rapporto denuncia come una lacerazione sociale che continua a estendersi insieme alla svalorizzazione che la comunità vive sulla propria pelle. 

L’attuale Governo italiano preoccupa Ilga Europe come preoccupa chi, ogni giorno, ne vive le assurde conseguenze. L’opposizione alla Legge Zan, un decreto che avrebbe contribuito a proteggere le persone della comunità dai crimini d’odio, e la pressione per l’abolizione dell’educazione sessuale nelle scuole e dei libri inclusivi per l’infanzia sono solo alcune delle tante violenze che vi vengono perpetrate.

Non possiamo accettare ulteriormente che il nostro Governo agisca in opposizione alle più aggiornate posizioni scientifiche, mettendo a tacere e esponendo a violenze fatali l’affermazione, la realtà e la vita delle persone della comunità.

Rivendichiamo ancora una volta il diritto all’autodeterminazione di ogni persona e il riconoscimento di tutti i percorsi di affermazione di genere e di identità, senza compromessi.

Per questi obiettivi, è necessario che il Governo si muova per l’istituzione di nuovi programmi educativi, informativi e di sensibilizzazione sul tema, di centri antiviolenza specializzati in questioni LGBTQIAPK+ e di case rifugio di accoglienza.

GARANZIA DI DIRITTI E FORMAZIONE

Lottiamo, come altri Pride italiani, affinché tutte le persone possano avere accesso equo ai servizi di salute psicofisica, cura, lavoro ed educazione, e in particolare, per le identità non-binarie e trans* e per le persone di qualsiasi orientamento sessuale e affettivo, di qualsiasi identità ed espressione, di qualsiasi cultura ed etnia.

È, inoltre, assolutamente inaccettabile che, dentro e fuori dai contesti accademici e lavorativi, non esista un’educazione sessuale, socio-emotiva e digitale soddisfacente e aggiornata, trasversale, multidisciplinare e libera da ideologie di stampo religioso o politico. 

Chiediamo alle istituzioni di implementare e facilitare programmi e progetti che sopperiscano a tali lacune, perché esse compromettono noi e la nostra capacità di comprensione e di socialità.

Dopo l’emergenza pandemica e l’inasprimento delle difficoltà economiche e di salute, si fa ancora più pressante la necessità di ripristinare un sistema assistenziale territoriale e aumentare i fondi per l’aggiornamento e il sostentamento dei consultori, che al momento offrono poche e insufficienti coperture per patologie strettamente fisiche, e quasi nessuna preparazione adeguata in ambito di salute mentale.

Vogliamo che i centri IST e la PrEP (profilassi pre-esposizione per l’HIV) siano facilmente accessibili, gratuiti, con personale sanitario preparato e non giudicante sulla nostra vita sessuale e sui nostri corpi.

È necessario ripensare la prevenzione in un’ottica non stigmatizzante, con la creazione di campagne incentrate anche sulla TasP (terapia come prevenzione) che permettano alle persone che vivono con HIV di non trasmettere il virus.

Esigiamo il rispetto assoluto nei confronti della libertà di scelta individuale e della libertà di autodeterminazione rispetto alla vita sessuale, riproduttiva e affettiva di tutte le persone, e in particolare, delle persone con utero che vedono questi loro diritti quotidianamente ostacolati.

Per questo motivo, chiediamo che venga destigmatizzato e tutelato il ricorso alla pratica abortiva, al divorzio, all’affidamento, e in generale, a tutte le pratiche di libera e consapevole autogestione della propria vita sessuale e riproduttiva, tramite la sensibilizzazione sociale – che smantelli le gabbie dei ruoli di genere – e il potenziamento dei consultori e dei centri assistenziali, e garantendo in ogni struttura medico-sanitaria la presenza di personale non obiettore.

Chiediamo che il Ministero della Salute e il Servizio Sanitario Nazionale considerino con pari dignità e urgenza gli interventi di rettifica chirurgica dei caratteri sessuali, e che il processo di transizione medico e chirurgico (quando e se desiderato) delle persone trans* e non-binarie venga reso più accessibile, riconosciuto e riconsiderato sulla base dell’autodeterminazione.

È, inoltre, inaccettabile che il sistema medico-sanitario non sia indirizzato, né tanto meno obbligato, a essere formato e aggiornato sulle tematiche di diversità e inclusione e sul superamento accademico di vecchie concezioni e stereotipi, come quelle che riguardano le realtà delle persone LGBTQIAPK+ (ma non solo). Tale prassi, oltre a ostacolare la ricerca, porta anche a diagnosi errate o tardive, violenza clinica, ostetrica e ginecologica, discriminazioni nel luogo di cura/assistenza alla salute e peggioramento della salute delle identità minoritarie o discriminate.

Esigiamo contesti in cui le obiezioni e lo stigma non possano avere ulteriore spazio.

Riteniamo necessario incentivare anche un sistema scolastico, sociale e comunitario che educhi alla cura, in ogni suo aspetto e senza stigma, per una politica dell’interdipendenza e della sostenibilità ambientale e sociale – sia in maniera formale, con un’educazione onnicomprensiva, sia in modo informale, con iniziative di sensibilizzazione volte a un cambiamento concreto nell’approccio e nell’accesso alla salute e al benessere in ogni forma. 

CHIEDIAMO

RICONOSCIMENTO E TUTELA LEGALE

Chiediamo il riconoscimento e la tutela legale di ogni persona, indipendentemente da sesso assegnato alla nascita, identità di genere, orientamento d’attrazione o altre caratteristiche sessuali, e che non venga più richiesta l’assegnazione, o lo svelamento delle sopracitate caratteristiche, quando non strettamente necessario.

Riconoscendo l’esistenza di corpi e identità non ascrivibili alle concezioni sociali e contemporanee di maschile e femminile, esigiamo che queste realtà vengano rispettate socialmente, legalmente e politicamente senza che l’autodeterminazione personale sia vincolata dall’approvazione esterna.

Chiediamo che vengano riconosciuti i concetti di identità di genere e di sesso assegnato alla nascita, oltre al binarismo, in ottemperanza con le più recenti definizioni condivise in ambito accademico, psicologico e sociologico. 

Esigiamo che le persone transgender, non-binarie, queer e intersex – e i relativi diritti di autodeterminazione – vengano riconosciute e tutelate dal Comune Di Brescia e dalle istituzioni nazionali, e che vi sia adeguata sensibilizzazione e aggiornamento in ogni ambiente istituzionale e cittadino.

La carriera alias è un profilo burocratico riservato alle persone transgender, che si alterna temporaneamente a quello ufficiale in attesa di una transizione definitiva. Tale pratica sostituisce in maniera non ufficiale il nome e il genere anagrafico della persona all’interno del proprio Comune.

Abbiamo stilato un documento di linee guida, che per chiunque ne voglia beneficiare sarà presto scaricabile dal nostro sito, per avviare il tesseramento tramite carriera alias all’interno del nostro comitato, e sollecitiamo il Governo italiano, i singoli Comuni e le associazioni ad adottare nazionalmente il sistema delle carriere alias. Ciò consentirebbe alle persone di essere riconosciute con i propri nome e pronomi corretti, e non più attraverso quelli assegnati all’anagrafe. Nonostante l’alias non abbia valore legale, può essere usato come garante per sostituire i dati visualizzati nelle pratiche amministrative e validare ulteriormente l’autodeterminazione delle persone, facilitando il loro inserimento in contesti scolastici, lavorativi e/o pubblici.

È imprescindibile che vengano riconosciuti tutti gli orientamenti di attrazione e relazionali (non solo monogami e monopartneriali) tra persone consapevoli che possano legalmente esercitare il consenso (il quale, ricordiamo, deve essere libero da manipolazioni, pressioni o abusi di potere, revocabile, specifico e informato). È, inoltre, indispensabile che vengano rispettati e tutelati equamente i conseguenti legami relazionali e nuclei familiari, senza indurre alla vergogna le persone per il proprio comportamento sessuale e le relative pratiche consensuali (ad esempio, attraverso il kinkshaming).

Ci sentiamo persone avvilite e apertamente private dei nostri diritti comunitari, per quanto riguarda il vuoto normativo che comporta la mancata registrazione di entrambe le figure genitoriali all’interno degli atti di nascita della nostra prole. Per questo, in sintonia con quanto affermato dal Parlamento europeo, condanniamo fermamente la decisione dello scorso marzo dell’attuale Governo Meloni di impedire tale registrazione a Milano e in tutti i Comuni italiani. Stando all’emendamento approvato dall’Eurocamera, che invita il nostro Governo a revocare immediatamente tale decisione, si tratta, infatti, di una violazione diretta dei diritti dei minori, elencati nella Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza del 1989.

È necessaria, oggi più che mai, una legge che tuteli le coppie omogenitoriali e le rispettive famiglie, perché nessuna persona venga privata di validità giuridica. Ribadiamo, inoltre, la necessità di riformare la Legge n.184/83 in materia di adozioni, estendendo alle coppie non eterosessuali e alle persone singole la possibilità di candidarsi come famiglie adottive.

Chiediamo, inoltre, l’introduzione di una legge che garantisca il matrimonio egualitario – ovvero, che estenda il diritto al matrimonio civile anche alle coppie in una relazione non eterosessuale, come accade già in quasi tutti i Paesi dell’Europa occidentale – e che i matrimoni delle persone della comunità contratti all’estero siano trascritti nei registri dei matrimoni comunali.

Esigiamo che vi sia rispetto, riconoscimento e rappresentazione di tutti i corpi nei programmi educativi e nei servizi pubblici, con attenzione particolare al coinvolgimento, all’accessibilità e alla dignità delle persone dai corpi razzializzati, non conformi e con disabilità. 

Chiediamo che vengano legalizzate e tutelate le figure di assistenza all’emotività, all’affettività e alla sessualità per persone con disabilità (OEAS).

Per quanto riguarda le persone razzializzate, esortiamo il nostro Governo alla creazione di un vero sistema di accoglienza e integrazione, istituendo nuovi corridoi umanitari e sistemi normativi che favoriscano la libertà di movimento delle persone e riducano al minimo i rischi per le loro vite, indipendentemente dal luogo di provenienza e dai motivi che le hanno spinte a partire. È, inoltre, assolutamente imprescindibile che la solidarietà non venga criminalizzata, e che le realtà che operano lungo le rotte migratorie vengano supportate e validate nel loro fondamentale lavoro. 

Attendiamo che vengano siglati accordi che permettano alle persone di viaggiare in sicurezza, e rifiutiamo l’esternalizzazione delle frontiere, che finanzia Paesi in cui non sono rispettati i diritti umani delle persone e, in particolare, delle persone LGBTQIAPK+, discriminate, oppresse, recluse, vittime di pene e violenze disumane (come la pena di morte).

Per quanto riguarda la nostra città e la nostra provincia, chiediamo l’implementazione di strutture riservate all’accoglienza di persone richiedenti asilo e rifugiate appartenenti alla comunità LGBTQIAPK+, nonché una formazione obbligatoria per le persone che lavorano all’interno del sistema di accoglienza (CAS e SAI) e per coloro che, in commissione, hanno il compito di vagliare e approvare le richieste di asilo.

Riteniamo, inoltre, necessario che venga adottato anche a livello nazionale uno standard comune nell’applicazione della legge sulle persone della comunità richiedenti asilo, o Sistema Comune di Protezione Europeo, attraverso la promozione e il coordinamento della condivisione di buone prassi per l’esame delle richieste e per l’erogazione dei servizi di accoglienza.

prevenzione e sicurezza

Esigiamo un profondo impegno per il miglioramento del lavoro collettivo e istituzionale di contrasto alla violenza di genere – patriarcale, razzista, abilista, ageista, classista e omolesbobitransafobica+ – affinché non sia più normalizzata e sistemica. 

Ci riferiamo, per esempio, all’introduzione di un’educazione alle differenze, al rispetto e alla prevenzione della violenza. Tale formazione dovrebbe essere garantita dallo Stato italiano negli istituti scolastici di ogni ordine e grado, sia con apposite ore di educazione socio-emotiva, sessuale e digitale, sia con trasversalità in ogni materia. 

Allo stesso modo, questa esigenza riguarda anche il sostentamento dei consultori – che dovrebbero tutelare la giustizia riproduttiva e la consapevolezza sessuale – e dei centri antiviolenza, che accolgono e supportano le persone nella fuoriuscita dalla violenza di matrice fobica, nonché di tutte quelle iniziative, professioni e realtà che sensibilizzano sul contrasto alle disequità e alle violenze.

Ossia, letteralmente la “paura”, spesso nutrita dall’ignoranza e irrazionale, nei confronti di chi è in generale queer, intesa concretamente come avversione, rifiuto o disprezzo nei confronti delle persone della comunità LGBTQIAPK+ proprio in quanto soggettività percepite come diverse e indefinibili

Il risultato di questo sentimento mette in pericolo la nostra vita: rendersene finalmente conto e contrastarlo è, quindi, di estrema urgenza. 

Secondo una recente relazione della Ong Ilga Europe per la Commissione Affari sociali del Parlamento europeo, sostenuta anche dalla sezione europea dell’International Lesbian, Gay, Bisexual, Trans and Intersex Association, il 2022 è stato l’anno in cui si sono verificati più episodi di violenza nei confronti della comunità LGBTQIAPK+ dell’ultimo decennio.

Stando a Ilga Europe, l’incitamento all’odio verso la nostra comunità ha conseguenze brutali, promuovendo una violenza «sempre più pianificata e mortale»: nell’ultimo anno, si sono infatti moltiplicati gli attacchi terroristici all’interno dei nostri luoghi di ritrovo, ed è aumentato il fenomeno di disumanizzazione delle persone trans* e non-binarie, allontanate dai posti di lavoro, raccontate dai media senza la loro voce, stigmatizzate nell’esplorazione della propria identità di genere (depatologizzata ormai dalle più importanti istituzioni mediche e scientifiche internazionali).

In Italia, le dichiarazioni di figure politiche come Giorgia Meloni, Federico Mollicone, Ignazio La Russa, Lucio Malan ed Eugenia Roccella contribuiscono attivamente a creare un clima ostile, danneggiando la vita delle persone e favorendo ciò che il rapporto denuncia come una lacerazione sociale che continua a estendersi insieme alla svalorizzazione che la comunità vive sulla propria pelle. 

L’attuale Governo italiano preoccupa Ilga Europe come preoccupa chi, ogni giorno, ne vive le assurde conseguenze. L’opposizione alla Legge Zan, un decreto che avrebbe contribuito a proteggere le persone della comunità dai crimini d’odio, e la pressione per l’abolizione dell’educazione sessuale nelle scuole e dei libri inclusivi per l’infanzia sono solo alcune delle tante violenze che vi vengono perpetrate.

Non possiamo accettare ulteriormente che il nostro Governo agisca in opposizione alle più aggiornate posizioni scientifiche, mettendo a tacere e esponendo a violenze fatali l’affermazione, la realtà e la vita delle persone della comunità.

Rivendichiamo ancora una volta il diritto all’autodeterminazione di ogni persona e il riconoscimento di tutti i percorsi di affermazione di genere e di identità, senza compromessi.

Per questi obiettivi, è necessario che il Governo si muova per l’istituzione di nuovi programmi educativi, informativi e di sensibilizzazione sul tema, di centri antiviolenza specializzati in questioni LGBTQIAPK+ e di case rifugio di accoglienza.

GARANZIA DI DIRITTI E FORMAZIONE

Lottiamo, come altri Pride italiani, affinché tutte le persone possano avere accesso equo ai servizi di salute psicofisica, cura, lavoro ed educazione, e in particolare, per le identità non-binarie e trans* e per le persone di qualsiasi orientamento sessuale e affettivo, di qualsiasi identità ed espressione, di qualsiasi cultura ed etnia.

È, inoltre, assolutamente inaccettabile che, dentro e fuori dai contesti accademici e lavorativi, non esista un’educazione sessuale, socio-emotiva e digitale soddisfacente e aggiornata, trasversale, multidisciplinare e libera da ideologie di stampo religioso o politico. 

Chiediamo alle istituzioni di implementare e facilitare programmi e progetti che sopperiscano a tali lacune, perché esse compromettono noi e la nostra capacità di comprensione e di socialità.

Dopo l’emergenza pandemica e l’inasprimento delle difficoltà economiche e di salute, si fa ancora più pressante la necessità di ripristinare un sistema assistenziale territoriale e aumentare i fondi per l’aggiornamento e il sostentamento dei consultori, che al momento offrono poche e insufficienti coperture per patologie strettamente fisiche, e quasi nessuna preparazione adeguata in ambito di salute mentale.

Vogliamo che i centri IST e la PrEP (profilassi pre-esposizione per l’HIV) siano facilmente accessibili, gratuiti, con personale sanitario preparato e non giudicante sulla nostra vita sessuale e sui nostri corpi.

È necessario ripensare la prevenzione in un’ottica non stigmatizzante, con la creazione di campagne incentrate anche sulla TasP (terapia come prevenzione) che permettano alle persone che vivono con HIV di non trasmettere il virus.

Esigiamo il rispetto assoluto nei confronti della libertà di scelta individuale e della libertà di autodeterminazione rispetto alla vita sessuale, riproduttiva e affettiva di tutte le persone, e in particolare, delle persone con utero che vedono questi loro diritti quotidianamente ostacolati.

Per questo motivo, chiediamo che venga destigmatizzato e tutelato il ricorso alla pratica abortiva, al divorzio, all’affidamento, e in generale, a tutte le pratiche di libera e consapevole autogestione della propria vita sessuale e riproduttiva, tramite la sensibilizzazione sociale – che smantelli le gabbie dei ruoli di genere – e il potenziamento dei consultori e dei centri assistenziali, e garantendo in ogni struttura medico-sanitaria la presenza di personale non obiettore.

Chiediamo che il Ministero della Salute e il Servizio Sanitario Nazionale considerino con pari dignità e urgenza gli interventi di rettifica chirurgica dei caratteri sessuali, e che il processo di transizione medico e chirurgico (quando e se desiderato) delle persone trans* e non-binarie venga reso più accessibile, riconosciuto e riconsiderato sulla base dell’autodeterminazione.

È, inoltre, inaccettabile che il sistema medico-sanitario non sia indirizzato, né tanto meno obbligato, a essere formato e aggiornato sulle tematiche di diversità e inclusione e sul superamento accademico di vecchie concezioni e stereotipi, come quelle che riguardano le realtà delle persone LGBTQIAPK+ (ma non solo). Tale prassi, oltre a ostacolare la ricerca, porta anche a diagnosi errate o tardive, violenza clinica, ostetrica e ginecologica, discriminazioni nel luogo di cura/assistenza alla salute e peggioramento della salute delle identità minoritarie o discriminate.

Esigiamo contesti in cui le obiezioni e lo stigma non possano avere ulteriore spazio.

Riteniamo necessario incentivare anche un sistema scolastico, sociale e comunitario che educhi alla cura, in ogni suo aspetto e senza stigma, per una politica dell’interdipendenza e della sostenibilità ambientale e sociale – sia in maniera formale, con un’educazione onnicomprensiva, sia in modo informale, con iniziative di sensibilizzazione volte a un cambiamento concreto nell’approccio e nell’accesso alla salute e al benessere in ogni forma. 

NOI SIAMO CULTURA E

la cultura si fa insieme

NOI SIAMO CULTURA E la cultura si fa insieme

Brescia Pride agisce per la costruzione comunitaria di una cultura finalmente libera da violenze, discriminazioni e oppressioni, esente da sessuofobia, sessismo e machismo, dogmatismi ideologici, xenofobia e omolesbobitransafobia+.

Rivendichiamo il nostro diritto a una cultura collettivamente equa, sostenibile, ecologica, basata sui principi di autodeterminazione e accoglienza per tutte le persone, tecnologicamente avanzata e informata.

Mettiamo in discussione attivamente il sistema di potere che produce e riproduce le disuguaglianze, alimentando privilegi e oppressioni, perché vogliamo liberarci dalle catene del patriarcato allo-mono-etero-cisnormato, dell’abilismo, del razzismo, del classismo, dell’ageismo, del terrorismo sui corpi e sulle identità.

Con i nostri corpi occupiamo e reclamiamo a gran voce lo spazio comunitario della nostra città per rivendicare i diritti di tutte le persone queer, lesbiche, gay, bisessuali, pansessuali, dello spettro aro-ace, trans*, non-binarie, drag, poliamorose, kinky, sex worker, intersex, donne, senza lavoro e istruzione, disabili, neurodivergenti, migranti, sieropositive, sierocoinvolte, abusate e violate, silenziate e vulnerabili, delle persone che abortiscono, che fuggono dai propri paesi d’origine, che non hanno una casa, e di chiunque non sia conforme alle limitate norme imperanti.

Ci chiamano minoranza, ma insieme siamo una moltitudine di persone e comunità: tante, troppe, straripanti, impossibili da comprimere o contenere. 

Siamo soggettività incarnate, affettive e interdipendenti che aspirano a liberi cambiamenti, connessioni e trasformazioni.

Vogliamo affermare le nostre esistenze molteplici con orgoglio, abitare con le nostre vibranti forme fuori norma un mondo che, ad oggi, finge di non vederci e nega il nostro essere.

Cultura è rappresentazione, tecnologia, meccanismo di innesco e creazione di mondi. Per troppo tempo questo magico potere è stato messo al servizio della prevaricazione e della violenza, generando contesti oppressivi, ingiusti e brutali per le nostre menti e i nostri corpi.

Modalità stereotipate, obsolete e immobili del rappresentare e del conoscere sezionano e intorpidiscono la soggettività, producendo persone intransigenti, uniformate, ostacolate nella comprensione e nell’esplorazione della realtà che le circonda, segnata, invece, da un continuo cambiamento.

Rivolgersi alla moltiplicazione della cultura è necessario per creare la possibilità di un futuro flessibile, dove soggettività sempre diverse, critiche e attive esplorano in modo più libero una realtà irrimediabilmente complessa, stratificata e multiforme. La nostra capacità di sostenere i suoi sviluppi presenti e futuri, creando una politica di giustizia ambientale e vivibilità per tutte le persone, dipenderà da un’interpretazione aperta e fluida, cosciente e sostenibile, che apra la nostra comprensione a nuove vie.

#LeCoseCambiano (Brescia Pride 2022): tiriamo #FuoriLaVoce (Brescia Pride 2019) per #UnireLaCittà (Brescia Pride 2017) e la provincia. 

Un mondo inedito, non dominato dalla discriminazione, basato sul rispetto, sulla tolleranza e sulla cura, aperto a nuovi orizzonti e temporalità è già nelle nostre mani, ma dobbiamo impegnarci a crearlo e ricrearlo collettivamente, attraverso azioni e pratiche culturali e sociali concrete.

Cultura è rappresentazione, tecnologia, meccanismo di innesco e creazione di mondi. 

Noi siamo cultura, e la cultura si fa insieme.

Illustrazione raffigurante un asterisco sorridente.

sostienici

offrici un caffè

Brescia Pride è un progetto autofinanziato che attinge alle risorse e al supporto della città per portare avanti iniziative di valorizzazione del territorio e sensibilizzazione sui temi civili.

Skip to content